Al fronte (maggio-ottobre 1915) by Luigi Barzini

Al fronte  (maggio-ottobre 1915) by Luigi Barzini

autore:Luigi Barzini [Barzini, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2019-11-08T23:00:00+00:00


LA LOTTA DEI COLOSSI.

12 settembre.

Quando si entrava in Austria per la ferrovia di Pontebba, passato Pontafel, se non si era troppo distratti dalle varie e pittoresche bellezze della valle del Fella lungo la quale il treno scendeva, fra la stazione di Saint-Lusnitz e quella di Uggowitz — piccole stazioni che i diretti disdegnavano, adorne di piante rampicanti, e avanti alle quali non si vedeva che un impiegato fermo e dritto come un piuolo, sormontato da un chepì rosso albo un palmo — si osservava a sinistra uno strano sperone di montagna.

Era un contrafforte ardito, coperto di abeti, che avanzava con tanta insolenza da costringere la valle a scansarsi e fare un giro per passargli intorno. Pareva messo là per sbarrare il passaggio. Subito dopo il biancheggiare di Malborghetto, in fondo ad una piccola conca nella quale il paesello, adagiato a ridosso delle alture per ripararsi dalle tramontane, si rifugia, la vallata pareva chiusa da quel costone boscoso.

Fra gli alberi del declivio si vedevano emergere larghe sagome di possenti costruzioni; erano muraglioni bassi, enormi, massicci, coronati da spalti, alcuni quasi sulla valle, altri eretti più in su verso la spalla del monte, con un collegamento capriccioso di altre muraglie, di altre costruzioni minori. Era il famoso forte Hensel.

Quello che si vedeva costituiva i rafforzamenti del forte. Le spianate della fortezza si appoggiavano a quelle mura ciclopiche, solide come la roccia: due spianate, una in basso, una in alto, sotto le quali il forte affossava le sue parti più vitali. Le muraglie servivano anche da trinceramenti. Erano bucate da feritoie a ranghi molteplici, dalle quali, occorrendo, si potevano affacciare piccole artiglierie. Quattro ranghi di feritoie sovrapposti si allineavano sul muraglione più vicino alla strada.

Il forte Hensel era doppio, aveva appunto la parte alta e la parte bassa, unite da cortine e da strade coperte. Si immaginino dei giganteschi edifici sepolti, dei quali non si scorga che la sommità, verdeggiante di terrapieni erbosi come se essa fosse sorta dalla terra sollevando interi lembi di prato. Il bosco aveva mascherato in parte il resto. Non si vedevano dalla ferrovia gli oscuri emisferi delle cupole di acciaio dei grossi pezzi, due sulla parte bassa e due sulla parte alta, e non si vedevano tutti quei bizzarri comignoli dei quali i forti sono irti, simili a soldatini in ordine sparso ritti sui terrapieni, e che non sono altro che gli sfogatoi dei depositi di munizioni intesi a mantenere la ventilazione dei magazzini sotterranei. Ma i nostri osservatori, annidatisi fin dai primi giorni della guerra sui monti, dall'altra parte della valle, a qualche chilometro appena dal forte, ne scorgevano e ne studiavano tutti i particolari. Distinguevano nell'imponenza geometrica dei suoi profili tutta la segreta disposizione delle sue parti, dei suoi collegamenti, vedevano nereggiare sulle piazzole superiori le batterie in barbetta, e seguivano il lavorìo della guarnigione che apprestava la fortezza alla battaglia come un equipaggio appresta la nave per il combattimento.

Ora non c'è più niente.

Niente, assolutamente niente. Non più muraglioni, non più spalti, non più cupole, non più batterie scoperte, non più strade.



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